Versicolazioni  
 
Biografia  
 
 

BIANCO
DI CARTA MALPAGATO
   

Come un bimbo a far volare
aquiloni nel presagio
del piegare sopra scranne
di cristallo troppo basse,
mi ritrovo a questo bianco
di carta malpagato
a dar filo senza requie
a un salterio mai pregato

 
 

A VOLTE I POETI

Sono come ladri
ingordi di vite d’altri,
di quotidianità
che smettono davanti a loro
abiti che il tempo rode
addosso a chi li porta
a chi non vive se non parti
di un seme ch’esplode
fresco come d'aria
in una notte stretta al suolo.

E lì nel silenzio di chi sa bene
di essere preda e predatore
diventano ciò che gli occhi
arraffano a piene mani,
entrano nelle case
passano nelle ore, alcove di parole,
come icone di una fede
senza dogmi di cui sono
profeti senza nome.

 


HO GIÀ SCRITTO DI TUTTO

Ho già scritto di tutto
soprattutto non scrivendo
- che è il linguaggio migliore.

Silenziosa aridità per me
ha scelto il passo stretto
degli ultimi bagliori.

E non ho scritto nulla
in realtà, ma spesso pare
più del cielo il mare

gonfio di pioggia e trae
in inganno i sensi, a riva
anzichè a maestrale.


 


RANDAGI

I pensieri ricorrenti
sono spade di Damocle
che quando il sibilo sordo
della moneta con cui pago la notte

cresce, si rincorre e muore
– allora sì il silenzio è un mastino –
gracchiano e lacerano di netto
un lembo di pelle dimenticato.

Non puoi farci niente
te li ritrovi lì come randagi
succubi del tuo primo gesto d’inconsistenza
di sfamare chi non sarà mai sazio.

 

COME IL MARE QUANDO IL CIELO

Ed ora mi chiedo
– non posso fare altro
per ora –
se davvero nasciamo
per tutta la vita, oppure
per alcuni, sparuti attimi
o magari per uno solo
che all’ora dell’appello poi
nemmeno si fa trovare,
abbassa la testa e indietreggia
ruminando con sé stesso
come il mare quando il cielo
ne diventa parte.

 

QUANDO UN GIORNO GUARDERÒ

Quando un giorno guarderò
fermandomi
dai recessi profumati della corte
il tremolio opaco delle sere
chiare ancora nel clamore
di un'estate allo svilire,
penserò di certo alle mie dita
che colpicchiando muoveranno
senza posa l'aria attorno
come l'ombre, qua dal muro, sulle volte.

Ma non sarà, del pensare, il fiacco vuoto
che tasterò come un piano in un adagio
o di un cembalo la pelle
che carezzerò
sensuale come un seno,
ma i nodi senza sale di una corda
che finita la sua corsa attaccherà
un'altra volta tra le mani di chi già
delle fibre non serrate
il gusto amaro riconosce.

 

MEMORIE 

Vergare memorie sarebbe facile
così come averne,
così come passare in rassegna
le truppe della propria inquietudine
e poi per fila deest dest! avantii marsh!
unò due, unò due, unò due…

Eppure le memorie si nascondono,
dietro a un mobile, sotto a un tavolo,
e lasciano il peso vuoto dell’espandersi
nello stomaco dell’inadeguatezza,
dell’esasperazione fattasi romantica
per un po’ di amore comprato all’angolo.

Non averne proprio di memorie
sarebbe ancora più facile,
non avresti semplicemente il problema
di dover scuotere il setaccio
pregando Dio che qualcosa si fermi:
una pepita, un grano, una giustificazione;

e se qualcosa poi dovesse fermarsi
pregarlo ancora più forte
affinché la natura di padre lì
non sia solo la Sua, e nessuno
venga a reclamare l’amore non dato
nessuno per le assenze non dette.

 
     
Luigi Gonano luigi.gonano@libero.it
     
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