3 RACCONTI di Luigi (Gigi) Artusi
 
 

LA GITA

 
 

Ho sempre amato le paludi, le terre basse e acquitrinose, i fiumi, le golene, le fratte, gli orizzonti piatti.
Un cavalcavia, già mi crea una certa inquietudine.
Le altezze imponenti, i paesaggi mozzafiato mi danno un senso di fragorosa bellezza e potenza, un contatto con l'infinito ravvicinato, di cui non mi sento degno. Insomma una serie di punti sospesi e quesiti irrisolti, che vivo senza particolari angosce e, per evitare di crearmene, sto alla larga da salite, erte, mulattiere e ferrate, rimandando continuamente la decisione di sfidare il mio equilibrio pianificato.
Pochi giorni fa trovo casualmente un caro amico d'infanzia, che non vedevo da diversi anni. Parliamo a lungo del tempo che è passato, dei cambiamenti, delle nostre passioni. Il suo grande amore è la montagna, così approfittando dell'incontro, mi invita ad una gita a bassa quota da farsi l'indomani e vedendo il mio sguardo non molto convinto, con un sorrisetto tra l'ironico e il suadente mi dice: "Vai tranquillo, è un percorso da geriatrico".
Solitamente agli amici non so dire di no, non ho alri impegni e la cosa un po' mi intriga. Accetto.
Partiamo all'alba, tappa per un veloce caffè, arrivo ai piedi del sentiero, inizio marcia fra boschi e valli d'or, silenzio, sensi aperti, camminata spedita, cuore che batte regolare, anche senza allenamento.
Un po' alla volta, il mio naso, solitamente insensibile, percepisce odori sempre più penetranti di muschio, resina, umidità. Incomincio a distinguere i vari timidi rumori del sottobosco, scorgo funghi e sassi strani, piccoli fiori e uccelletti curiosi, che saltellando, mi accompagnano. Sono completamente immerso nella natura.
Mi sento scoiattolo e capriolo, felce e quercia. Abbraccio grossi alberi per carpirne l'energia, sorseggio l'acqua da minuscoli rivoli, assaggio piccole bacche un po' aspre. Se continua così mi converto all'alpinismo, mi iscrivo al C.A.I. faccio palestra di roccia. E' un colpo di fulmine,mi sono innamorato come un adolescente, di Sua Altezza, la conturbante regina delle suggestioni.
Si torna verso sera, sono stanco, fin troppo carico di emozioni, senza parole per poterle esprimere al mio compagno di viaggio.
Ci accoglie la lattea e fuliginosa atmosfera della pianura.
Fatti alcuni chilometri, la monotona piattezza, anzichè urtarmi, incomincia a rilassarmi.
Uno stato di ipnotica beatitudine prende il sopravvento sull'euforia di poco prima.
Il piccolo bitorzoluto rospo di campagna che è in me, si risveglia prepotentemente, pigro, svogliato, senza elevate aspirazioni. Sento il benefico conforto di questo ovattato abbraccio, la felicità di tornare alle mie consolanti bassezze, solo un po' rattristato dall'inaspettato tradimento ma pronto a giurare eterna fedeltà al mio ego palustre.

Saluto e ringrazio Ennio, la mia guida, ci rivedremo per un'altra avventura, forse. Anzi no, di sicuro. Devo umilmente ammettere che un volo, anche se breve e radente, può diventare un buon antidoto alle perniciose certezze di un abulico batrace in crisi di identità.
Luigi (Gigi) Artusi - 2009   
 
 
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